VI (1)
[1] [2] [3]— Ne hai uccisi anche tu?
— Sì, tre, — disse orgoglioso Haira.
Anton chiuse gli occhi. È un ragazzo, pensava. Un ragazzo simpatico. Ed è orgoglioso di una cosa del genere.
— Come li hai uccisi? — chiese Saul.
— Uno l’ho ucciso con la spada. Ho fatto vedere al mio capo che ero capace di tagliare a metà un corpo con un colpo solo. Adesso sa che sono capace. Il secondo l’ho ammazzato con un pugno. Ed il terzo me lo sono fatto gettare e l’ho colto al volo con la lancia.
— Da chi te lo sei fatto gettare?
— Dagli altri condannati.
Saul tacque per un po’.
— Ci si annoia, — disse il prigioniero. — Il mio servizio è molto nobile ma è noioso. Non ci sono donne. Non c’è nessuno con cui intrattenersi in una conversazione intelligente. Ci si annoia, — ripeté e sospirò.
— Perché i condannati non scappano?
— Scappano. Ma non ha importanza. Nella pianura ci sono la neve e gli uccelli. Sui monti vigilano altri guardiani. Chi è intelligente non scappa. Tutti hanno voglia di vivere.
— Perché alcuni hanno le unghie dorate?
Il prigioniero disse sussurrando:
— Erano uomini di grande ricchezza. Ma volevano cose strane, alcuni volevano persino prendere il posto della Grande Rupe Potente. Sono schifosi come carogne, — disse ad alta voce. — La Grande Rupe Potente, la Battaglia Scintillante li manda qui con tutti i loro parenti. Eccetto le donne, — aggiunse con rammarico.
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“Ma che maialino!”
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“Pensate che faremmo meglio a portargli un po’ di marmellata?”
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“È un pitecantropo, ecco cos’è. Scambia la vostra cortesia per una specie di debolezza”.
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“Parli solo in inglese!”
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“Ora lo interrogo io, e voi non interferite. Se mi volete parlare, fatelo in inglese”.
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“D’accordo”.
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“Che cosa ha fatto a quella scatola?”
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“Ho preso delle precauzioni. Non vogliamo che lui impari l’inglese, no?”
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“Ferma!”
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“Ferma cosa?”
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