III (1)

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— Mi aspettavo di vedere qualcosa del genere, — disse Anton.

— Ma qui non c’è nessuno, — disse Vadim interdetto. — Ne sappiamo quanto prima.

Uno strano pensiero lo colpì. Guardò la bussola e impugnò il binocolo. Rovine lungo i bordi della buca non ce ne erano. Non era la stessa.

— Impressionante, — disse Saul. — Escono dal fumo e rientrano nel fumo.

— Torniamo indietro, — disse Vadim impaziente. Fissò Anton. Sul viso di Anton c’era di nuovo quella detestabile espressione indecisa.

— Scusi, — disse Saul, — ma come si fa ad ignorare un fenomeno tanto straordinario!…

— Ma dov’è il fenomeno! — esclamò Vadim. — Che cosa c’è da ammirare tanto? Un ingegnere privo di talento trasferisce le sue macchine attraverso il subspazio… Ha trovato il posto giusto per il trasporto-zero! Ha distrutto una città, questo scemo incapace… Ma si può sapere cosa stai a rimuginare, Anton?

— Mi pare che alzi un po’ troppo la voce, — disse Anton, guardando altrove.

— Beh, e allora? Cos’è, ti interessano i processi produttivi locali?

— Ma no… — rispose fiaccamente Anton. — Cosa vuoi che mi interessino?

Vadim girò insieme al suo sedile, si strofinò le mani sulle ginocchia e si mise a guardare alternativamente Anton e Saul. Anton aveva una faccia come se stesse per addormentarsi. Teneva addirittura le mani sullo stomaco e le dita incrociate. E Saul fissava Vadim con un’espressione di commossa ammirazione e di sorpresa. Teneva la bocca mezza aperta.
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