VI (2)

— Sapete, — disse Saul, — non sto in me dalla voglia di impiccarlo insieme a tutti gli altri portatori di spada e di lancia che si trovano in questa pianura. Ma, purtroppo, non servirebbe a niente. — Si riempì di nuovo la pipa. — Non ho più nulla da chiedere. Continuate voi, se volete.

— Non potete impiccarci, — disse in fretta Haira che era impallidito. — La Grande Rupe Potente, che posa un piede nel cielo, vi punirebbe.

— Gli sputo sopra alla tua Rupe, — disse Saul, fumando la pipa. Gli tremavano le dita. — Beh, l’interrogate o no?

Anton scosse il capo. In vita sua non si era mai sentito tanto nauseato. Vadim si avvicinò ad Haira e gli strappò dalle tempie i cristalli mnemonici.

— Che cosa facciamo? — chiese.

— Ecco l’uomo, — disse pensosamente Saul. — Prima di arrivare a ciò che siamo noi deve passare per queste cose e per molte altre ancora. Per quanto tempo rimane una bestia, anche dopo aver imparato a camminare con due sole zampe e ad usare gli arnesi da lavoro! E questi qui possiamo ancora scusarli, in fin dei conti non hanno la più pallida idea di cosa sia la libertà, l’uguaglianza e la fraternità. Arriverà anche il loro turno. Li vedremo salvare la civiltà con le camere a gas. Li vedremo trasformati in filistei che porteranno il mondo ad un passo dalla catastrofe. Però sono soddisfatto. In questo mondo regna il medioevo, questo è assolutamente chiaro. Tutti questi titoli pomposi, le unghie dorate, l’ignoranza… E ciò nonostante c’è già qualcuno che desidera strane cose. Com’è bello! C’è qualcuno che desidera strane cose! Naturalmente un uomo del genere fa paura. Anche lui dovrà percorrere un lungo cammino. Lo bruceranno sul rogo, lo squarteranno, lo getteranno in galera, lo rinchiuderanno dietro il filo spinato… Sì. — Tacque.

— Però che impresa! — esclamò. — Vogliono impadronirsi delle macchine e non hanno idea di cosa siano! Ve ne rendete conto? Deve averlo progettato una mente audace. Ora naturalmente finirebbe qui fra i condannati. Ora il progetto è già diventato routine. Fa venire in mente il culto degli antenati… Mi sa che adesso nessuno si chiede più quale sia lo scopo, al più crede che sia un pretesto per tenere aperti questi lager. Eppure una volta è stato un lampo di genio… — Tacque e concentrò la sua attenzione sulla pipa. Anton disse:

— Perché la vede così nera, Saul? Non è necessario che ci siano camere a gas o roba simile. Siamo arrivati noi.

— Noi! — Saul si mise a ridere. — Cosa possiamo fare noi? Eccoci qui in tre, e tutti e tre vogliamo fare del bene attivamente. E che cosa possiamo fare noi? Certo possiamo andare dalla Grande Rupe a fare i parlamentari della ragione e a chieder loro di rinunciare allo schiavismo e di dare al popolo la libertà. Ci prendono per il fondo dei pantaloni e buttano pure noi nella conca. Oppure possiamo indossare delle tuniche bianche e recarci in mezzo al popolo. Lei, Anton, farà la parte di Cristo. Vadim farà l’apostolo Paolo ed io, naturalmente, farò San Tommaso. E ci mettiamo a predicare il socialismo e, magari, riusciamo pure a fare qualche miracolo. Qualcosa del genere del trasporto-zero. I farisei locali ci faranno impalare, e la gente che volevamo salvare ci tirerà lo sterco in faccia…

Si alzò e si mise a girare intorno al tavolo. — È vero, abbiamo lo skorcer . Possiamo, per esempio, toglier di mezzo i guardiani, mettere tutta quella gente nuda in colonna, e aprirci con loro un varco attraverso i monti, bruciare i sovrani ed i vassalli insieme coi loro castelli e i loro titoli altisonanti, e radere al suolo le città dei farisei. Alla fine verremo tolti di mezzo da un ammutinamento o da una congiura, e dopo un po’ di caos il potere passerà a qualche setta di sadducei. Ecco quello che possiamo fare noi.

Si rimise a sedere. Anton e Vadim sorridevano.

— Noi non siamo tre, disse Anton. — Noi, caro Saul, siamo venti miliardi. Probabilmente siamo venti volte più numerosi degli abitanti di questo pianeta.

— Beh, e allora? — disse Saul. — Vi rendete conto di quello che volete fare? Volete infrangere le regole dello sviluppo storico! Volete cambiare il corso naturale della storia! Ma lo sapete che cos’è la storia? È l’umanità stessa! E se si spezza la spina dorsale della storia, la si spezza all’umanità.

— Nessuno ha intenzione di spezzare schiene, — protestò Vadim. — C’è stato un periodo in cui intere popolazioni e paesi hanno fatto un salto dal feudalesimo al socialismo. E non si è rotta nessuna schiena. Di che cosa ha paura, Saul? Di una guerra? Non ci sarà nessuna guerra. Arriveranno due milioni di volontari, costruiranno una bella città, chi vorrà potrà venire a vederla! Troverà medici, insegnanti, ingegneri, scienziati, artisti… E se vuole seguire il nostro esempio? Certo! È proprio quello che vogliamo! Che cosa potrà fare un gruppetto di feudatari pidocchiosi contro di noi? Certo, ci vorrà un po’ di tempo. Bisognerà lavorare sodo, cinque anni almeno…

— Cinque! — disse Saul, alzando le braccia. — E perché non centocinquantacinque! Evviva gli illuministi! I populisti! I populisti in trasferta! Ma questo è un pianeta, ve ne rendete conto? Non è un gruppo, un popolo, nemmeno un paese. È un pianeta! È un pantano di ignoranza e copre un pianeta intero! Artisti, scienziati! E che farete, quando vi toccherà sparare? E toccherà a lei sparare, Vadim, quando qualche lercio monaco porterà sul rogo la sua ragazza perché fa la maestra… E toccherà a lei, Anton, sparare quando dei giovinastri dal casco arrugginito bastoneranno a morte il suo amico medico! E allora andrete in bestia e da coloni diventerete colonialisti…

— Il pessimismo — disse Vadim — è una triste sensazione di sfiducia nell’avvenire e nel successo.

Saul lo fissò feroce per qualche secondo.

— C’è poco da scherzare, — disse alla fine. — È una cosa seria. Il comunismo è prima di tutto un’idea! E un’idea non semplice. Che è stata conquistata col sangue. E che non si insegna in cinque anni con i buoni esempi. Lei vuole riversare l’abbondanza su gente nata e cresciuta nella schiavitù, per cui l’egoismo è una seconda natura. E sapete cosa ne verrà fuori? O che la vostra colonia farà da balia ad un intero pianeta di grassi fannulloni, che non hanno il minimo stimolo ad agire, oppure si farà avanti un energico farabutto che si servirà dei suoi bioplani, dei suoi skorcer e di tutto il resto per farla sloggiare, poi terrà per sé tutta l’abbondanza ed in questo modo rimetterà in carreggiata la storia…

Saul sollevò con un gesto violento il coperchio dello scarico delle immondizie, e si mise a vuotare rabbiosamente la pipa.

— No, cari miei, per il comunismo bisogna soffrire, bisogna combattere con lui, — indicò Haira con la pipa, — con i sempliciotti come lui. Bisogna sopraffare prima le loro picche, poi i loro moschetti, poi ancora le loro Schmeisser .[34] E non è ancora tutto. Quando finalmente avranno buttato le armi a terra e si saranno gettati nel fango ai vostri piedi, non sarete che all’inizio. Ecco che comincia la vera lotta. Non per il pezzo di pane, ma per il comunismo! Allora lo dovrete sollevare dal fango, ripulire…

Saul tacque e si lasciò andare contro la spalliera della poltrona.

Vadim si grattava pensosamente la nuca.

Anton disse:

— Lei capisce meglio la situazione, Saul, dato che è uno storico. Vadim, come sempre, ha detto la prima sciocchezza che gli è passata per la mente. In due o in tre non risolveremo mai questo problema, neppure teoricamente. Ma noi sappiamo tutti una cosa: non è mai avvenuto che l’umanità si ponesse un obiettivo e non riuscisse a raggiungerlo.

Saul borbottò qualcosa di incomprensibile.

— Come andranno le cose in concreto… — Anton si strinse nelle spalle. — Se ci sarà bisogno di sparare, impareremo di nuovo come si faceva una volta, e spareremo. Secondo me, però, se ne potrà fare a meno. Potremmo invitare, ad esempio, quelli che desiderano strane cose sulla Terra. Cominceremo da loro. Probabilmente, saranno ben contenti di andarsene da qui…

Saul alzò in fretta gli occhi e li riabbassò subito.

— No, — disse. — Questo no. Un vero uomo non vorrà andarsene. Quanto agli altri… — alzò di nuovo gli occhi e guardò in faccia Anton. — La Terra non ha bisogno di loro. A chi serve un disertore?

Chissà perché tacquero tutti. E chissà perché Anton si accorse di provare un’inesplicabile compassione e paura per Saul. Senza dubbio Saul aveva qualcosa che lo tormentava. Ma doveva trattarsi di qualcosa al di fuori dell’ordinario, di insolito, come era lui stesso, come erano le sue parole e il suo modo di fare.

Vadim esclamò con finta vivacità:

— Ehi, ma ci siamo dimenticati di una cosa! Perché quegli oppressi mi sono venuti addosso con la spada? Bisogna capire il perché!

Corse accanto ad Haira, cui già si piegavano le ginocchia per la stanchezza e per i cattivi presentimenti e gli applicò di nuovo sulle tempie i cristalli mnemonici.

— Di’ un po’, pitecantropo, — disse. — Perché i condannati che ti portavano a spasso ci si sono gettati addosso? Eri il loro beniamino, per caso?

Haira rispose:

— Per ordine della Grande Rupe Potente, della Battaglia Scintillante, di colui che posa un piede nel cielo e che vivrà quanto le macchine, i condannati vengono rinchiusi qui fino a quando le macchine non saranno scomparse…

— Cioè per sempre, — commentò Vadim.

— … ma se uno dei condannati riesce a far muovere una macchina, viene graziato e torna di là dai monti. Quelli che mi portavano, tornavano a casa. Erano già quasi uomini. Al posto di blocco avrei dovuto lasciarli liberi e proseguire a dorso d’uccello. Mi hanno difeso perché volevano vivere. Ma non ci sono riusciti e perciò verranno ammazzati. — Sbadigliò nervosamente e aggiunse: — Se il sole si è già levato, allora li hanno già giustiziati.

Anton balzò in piedi, facendo rovesciare la poltrona.

— O Signore! — disse Saul, e fece cadere la pipa.

34 Il mitra Schmeisser, nella versione MP38 ed MP40, nasce nel 1938 ad opera di Heinrich Vollmer, su idea originale di Hugo Schmeisser. La 38 e la 40 furono le pistole automatiche tedesche più conosciute della Seconda Guerra Mondiale. (N.d.R. )


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